In Italia esistono circa 10 mila varietà di cereali coltivabili a uso
alimentare, ma solo 8 di esse vengono estensivamente coltivate, omologando di
fatto il mercato e monopolizzando l'agricoltura. Grano, riso e mais
rappresentano di fatto le specie preferite, a discapito di altre varietà che,
tuttavia, presentano caratteristiche e qualità la cui conoscenza rischia di
essere perduta. L'Italia è un Paese che riunisce una varietà di ecosistemi
diversi, climi estremi (dal freddo alpino fino al caldo mediterraneo),
tradizioni e culture diametralmente opposte: un vero tesoro di biodiversità,
che permette la crescita di specie vegetali molto diverse tra loro. Proprio
l'Italia è un prima linea nella tutela delle specie vegetali autoctone in
pericolo di estinzione, con una serie di progetti che si propongono di
valorizzare le produzioni locali e tipiche, limitare l'urbanizzazione del
territorio, diffondere la cultura del verde ed estendere la rete di colture di
cereali antichi.
E' per merito di alcune piccole aziende agrarie sorte nelle realtà locali se
numerose specie cereali sopravvivono nel panorama agricolo italiano, nonostante
il predominio di altre varietà più redditizie. Merita una citazione il farro
coltivato in Umbria tra Val Nerina, Gubbio e Sigillo, in provincia di Perugia:
si tratta di una delle varietà di Triticum dicoccum più prestigiose, ottenuto
rigorosamente da agricoltura biologica. Questo farro dell'Italia centrale
cresce a notevole altitudine e vanta caratteristiche particolari: dal punto di
vista genetico, non ha subito alcuna contaminazione ed è quindi del tutto
identico al farro che veniva consumato dalle legioni romane, duemila anni fa.
All'interno della macro-area appenninica che comprende l'Umbria, diverse
varietà di farro si sono evolute insieme alla cultura locale: grazie a questo
forte legame, la molteplicità di specie si è conservata nel tempo e ci
consente, oggi, di apprezzare il farro Molisano, il farro Valnerina e altre
varietà dalle caratteristiche organolettiche sopraffine.
Sebbene il mercato globale proponga, per la maggior parte, prodotti cerealicoli
legati a un marchio industriale, l'Italia vanta la produzione di specie
autoctone del tutto identiche (e in molti casi migliori) di quelle frutto di
coltivazioni intensive, vendute a caro prezzo. E' il caso del grano Khorasan,
conosciuto anche come Triticum turgidum oppure frumento orientale: di
provenienza egiziana, questa antichissima varietà cresce rigogliosa nell'odierno
Appennino umbro, grazie alla sua estrema adattabilità. Identico al frumento che
cresceva millenni or sono nelle regioni orientali, la filiera di produzione di
questa pregiata varietà è brevissima e, quindi attentamente controllata. Basso
impatto ambientale, biosostenibilità, filosofia "chilometri zero": un
prodotto autoctono, italiano al 100%, seminato e coltivato con metodi di
agricoltura biologica, nel pieno rispetto dei ritmi naturali e senza l'utilizzo
di prodotti chimici.
Esistono numerose specie vegetali quasi sconosciute, spesso anche nell'ambito
della stessa regione. E' il caso di ecotipi quali la solina (Triticum hybemum),
tutt'oggi presente in centro-Italia, oppure il grano marzuolo, quasi del tutto
scomparso. Di alcune varietà di cereali, come l'orzo ulivese, si sono perse le
tracce: un vero e proprio genocidio ecologico, cui si sta tardivamente cercando
di rimediare.